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la storia dei nostri paesi attraverso le cartoline d’epoca OVIGLIO

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1 OTTOBRE 1896
DATA DI NASCITA DELLA CARTOLINA.
Emesse dalle Poste dell’Impero Austro Ungarico – Hermann
Emanuel, professore di economia, propone il nuovo mezzo di
corrispondenza per ridurre i costi e aumentare il traffico postale.
Inizialmente bianche su entrambi i lati, solo successivamente viene
introdotta l’illustrazione.
Le Cartoline Postali con immagini di paesaggi, monumenti o
eventi fanno la loro comparsa in Francia nel 1891
Nel 1902 in Gran Bretagna viene introdotta la linea verticale che
separa indirizzo del destinatario dal messaggio vero e proprio sul
retro della cartolina

ITALIA 28 GIUGNO 1878
Introduzione della CARTOLINA POSTALE DI STATO
La cartolina fu una vera e propria innovazione perché velocizzò le
comunicazioni; le lettere invece necessitavano di essere scritte,
impaginate e poi imbustate mentre le cartoline si potevano trovare
nelle stazioni. Poche parole da scrivere e belle immagini in
evidenza.
Oggi potremo paragonare questa innovazione al passaggio
dall’SMS all’MMS e poi Alla messaggistica istantanea con MSN,
WHATSAPP e altre chat.
I costi delle cartoline erano di 5-10 cent e per affrancarle
bastavano pochi cent a differenza della lettera che costava di più.
INIZIO DEL COLLEZIONISMO
Fu il TURISMO di MASSA E LA SUA ESPANSIONE a dare il via alla
diffusione delle CARTOLINE ILLUSTRATE insieme alla possibilità del
DIVIDED BACK che permetteva di scrivere il messaggio sul retro
della cartolina.
In Francia i collezionisti iniziarono a raccogliere le CARTOLINE
DECORATE mentre in ITALIA nel 1882 la tipografia DANESI
pubblicò per la prima volta una serie di vedute della città eterna.
Il COLLEZIONISMO DELLE CARTOLINE ebbe il suo apice sul finire
del XIX secolo e gli inizi del XX secolo.
La data di inizio del collezionismo della cartolina si può fissare nel
1897, anno in cui l’UNIONE POSTALE UNIVERSALE sancì la validità
internazionale della cartolina illustrata.

OVIGLIO E LE SUE CARTOLINE
Chi le produceva?
Nella parte posteriore della cartolina si possono leggere diversi
«fabbricanti» di cartoline.
EDIZIONE MIGNONE (Alessandria)
EDIZIONE G.B. RAVASENGA (Oviglio)
EDIZIONE FERRARI (Oviglio) – EDIZIONE FERRARIS RITA (Oviglio)
EDIZIONE ORSI PIETRO (Oviglio) – EDIZIONE TORCHIO GIOVANNI
(Oviglio)

LA STORIA DEL PAESE ATTRAVERSO LE IMMAGINI
PIAZZA RICCI DIVENTA PIAZZA ROMA NEL 1926 CON L’INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE.
Il CASTELLO CAMBIA nel tempo proprietari e denominazione CALCAMUGGI (SINO AL 1927), PARINI (DAL 27 AL 66), DAMIANO (SINO AL 2000).
LE VIE DEL PAESE CAMBIANO IL LORO ASPETTO E LA LORO DENOMINAZIONE, AD ESEMPIO VICOLO VAL ROSSI DIVENTA VIA DANTE.
Viene costruito L’ARGINE DEL BELBO e da li SI OSSERVANO I CAMBIAMENTI DI PIAZZA ROMA.
LA CHIESA PARROCCHIALE DI SAN FELICE ED AGATA cambia il suo aspetto nel restauro del1966.
L’OSPEDALE DELLA MISERICORDIA DIVENTA LA CASA DI RIPOSO come la conosciamo oggi.
IL PONTE SUL BELBO cambia la sua posizione sul fiume dopo la seconda guerra mondiale.
LA MOBILITA’ URBANA CAMBIA DOPO L’ARRIVO DELLA FERROVIA nel periodo de l’UNITA’
d’ITALIA.

PIAZZA ROMA
Per tutti ad Oviglio è Piazza Roma, ma fu un tempo Piazza Ricci e prima ancora era una semplice via che collegava la Via Lunga (oggi via XX Settembre), - nel cantone della Valle Belbo - al Mulino e alla sua roggia (1880).
La stradicciola quindi diventò, grazie all'allora amministrazione comunale guidata dal Sindaco Baucia (Cristoforo Baucia fu Tommaso), un piazzale da destinarsi a mercato pubblico con a fianco al Mulino un viale alberato che arrivava sino al ponte (l'allea delle noci).
L'incarico dell'opera fu dato all'Ingegner Bistolfi.

Per far si che il piazzale fosse liberato bisognava modificare il corso del Rio Pisetta nel suo tratto finale e chiedere al proprietario del prato
irriguo Marchese Signor Giovanni Ricci fu Gerolamo e fu Cauda Maria, proprietario dei terreni costituenti "La Cascina del Torchio" e diverse
cascine in Bergamasco (S. Cristoforo, San Giacomo e San Nicolao), la disponibilità alla bonifica e alla vendita.
Il Marchese Ricci nel 1881, dopo la richiesta del Comune di acquisto del terreno per creare il piazzale, con generosità cedette il campo per
"pubblica utilita' al Comune di Oviglio" gratuitamente.
La superficie interessata di 2866 mq del valore di 1600 lire venne quindi donata, nell'atto notarile si cita "benemerito verso la Patria, verso la
Classe Operaia di questo comune rinuncia a sua favore".
La Via Lunga (quella che oggi è via XX Settembre) venne collegata alla piazza che prese il nome del benefattore in PIAZZA GIOVANNI RICCI.

La piazza cambiò nome e rinominata PIAZZA ROMA solo dopo il termine del primo conflitto mondiale.
Nel 1926 venne inaugurato il monumento ai caduti e nel 1954 l'allea di noci, sopracitata, venne abbattuta; i tigli e i bagolari vennero poi successivamente piantumati negli anni ‘60 e ‘90.
Lo stile che oggi ha la piazza, con autobloccanti e panchine di ferro, risale agli anni ‘90, in precedenza da prato si passò ad asfalto, con fontana e vespasiano sul lato verso il Ristorante Bar Italia e panchine in pietra.

1820 I QUARTIERI E I RIONI DEL PAESE
OGGI I RIONI DA NOI CONOSCIUTI SONO: Rafira, Rastello, Centro formato da S.Pietro e Valle Belbo, Regione San Giovanni, Cascine.
(Ovigliadi 1992, 2000, 2004, 2008)
Alla metà del secolo XIX, le circa 250 case del villaggio apparivano distribuite in sei quartieri: Raffera, Belbo, Rossi, Morra, Campo, Castello
(Casalis 1845, p. 742).
Ma nel 1820 il LIBRO DELLE ANIME diceva ben altro.
Il LIBRO DELLE ANIME è custodito negli archivi della Parrocchia e grazie al Dott. Nino Ivaldi che ci ha gentilmente accompagnato in archivio, possiamo definire meglio le zone, i quartieri e i rioni del paese.

I QUARTIERI ERANO COSì NOMINATI:
· QUARTIERE SAN FELICE il vecchio (oggi zona Talenti sino a Favagrossa OGGI RESTI PRESENTI nei campi).
· QUARTIERE SAN PIETRO (intorno alla chiesa di San Pietro).
· VIA CROSA (era una via incavata tra Via LANZA a partire da Roggero sino a Manzini); le case avevano uscita dai cortili rivolti verso quella che oggi è la StradaProvinciale vicino al semaforo.
· RASTELLO da Crocevia (semaforo) sino a tutta Via Urbano Rattazzi.
· RIPALO o RIVADO (U’ Rivà) da di fronte alla Rafira sino alla cascina di Roggero.
· VALLE BELBO (zona da dove oggi termina Via XX Settembre sino al Monumento ai Caduti che allora ovviamente non c’era, costruito nel 1926).
· VIA LUNGA da ufficio postale sino a Piazza Roma (che non esisteva).
· VALLE ROSSI da ex pasticceria di Poli a Tunon (chiamata così perché abitata dai Rossi e dai Gorreta (anche se in numero maggiore avrebbero dovuto dare loro il nome).


· SERRAFIRA SETTENTRIONALE E MERIDIONALE (terminava alla fine della via attuale e non portava a Bergamasco come oggi) da sotto il muraglione ad arrivare sino a Carlo Pochettini.
Divisa in due la settentrionale era il lato verso il convento, la meridionale verso la zona opposta. Negli anni cambiò nome divenendo SERRAFIRA e poi RAFIRA.
· Per andare da Piazza Roma verso il ponte passando dal Mulino vi era L’ALLEA delle NOCI, un viale alberato che seguiva il canale e andava al ponte che era più a monte.
· BETTALE (Brunetta) dagli Albròn sino al Mulino Belbo Vecchio.
· U’SCARIADUR era il tratto dal Viale delle Noci (pensate alle scalette di Piazza Roma verso argine sino al ponte sul Belbo).
· IL CANALE PASSAVA DA QUELLA CHE OGGI è LA FOGNATURA E ENTRAVA NEL BELBO OGGI CHIAMATO VECCHIO.
· E DOVE ERA IL CASTELLO??? Nel QUARTIERE DEL DENTRO (era il quartiere all’interno del Castum), distrutto nel 1403 da Facino Cane, fu ricostruito per volere del Marchese del Monferrato. Il fatto accadde quando Facino Cane, assoldato dal Marchese, tradì gli
Alessandrini, di cui era il Generale. Egli infatti fu protagonista della “storia del Galletto”.
· TORCHIO (u’ Torc) sotto al Castello verso i cortili di Tunon e il resto cortile verso Pro Loco.
· RIO DI FILIPPO (Pisetta) andava da sotto alla Rafira sino al Convento.

IL PONTE SUL BELBO
"Un à mank in sòd da pasè bèrb" si diceva ad Oviglio negli anni ‘50 del secolo scorso.
Quel detto ha origini antiche, che vanno ai tempi in cui il Castello era di proprietà della Regina Maria Cristina di Borbone, vedova del Re Carlo Felice.
La regina feudataria aveva infatti fatto costruire a sue spese il ponte in muratura (1833) che diventava una importante via di collegamento
commerciale per i comuni vicini.
Conscia di questo, aveva fatto costruire una casetta-alloggio con annesso guardiano gabelliere per riscuotere il pedaggio.
Il ponte sul Belbo aveva visto i suoi natali anni prima ma era semplicemente una struttura in legno e fu fatto costruire dalla comunità ovigliese nei primi anni dell'800 (tra il 1808 e il 1813) nel periodo post napoleonico.

In precedenza si ricorda di una nave di cui era proprietaria la Marchesa D'Oviglio feudataria che permetteva il passaggio da sponda a sponda
(1798). Non era però per tutti; i più attraversavano il guado nei momenti di secca, immergendovisi.
Tornando al 1867 il Comune di Oviglio con il Sindaco Cristoforo Baucia acquisto' il ponte dal conte Calcamuggi. L'operazione molto onerosa (70.000lire) vide la richiesta del Sindaco di aiuto ai comuni vicini che potevano essere interessati dalla liberazione del pedaggio; fu solo il Comune di Masio contribuire con 3000 lire.
Il ponte quindi rimase lì sino all'ottobre 1944, distrutto dai partigiani per ostacolare la ritirata tedesca.
Ricostruito nel 1952 venne demolito e ricostruito nel 1981, a seguito del cedimento di una arcata. Durante la ricostruzione il passaggio fu garantito da un guado provvisorio.


LA FERROVIA E IL VIALE DELLA STAZIONE
Il 13 ottobre 1864 veniva inaugurata la linea ferroviaria da Alessandria a Nizza Monferrato e con essa anche la stazione di Oviglio. Il 26 maggio 1865 la linea veniva completata sino a Cavallermaggiore.
La linea fu in origine gestita da Strade Ferrate dello Stato Piemontese. Dal 1865 fu presa in gestione dalla Società delle Ferrovia per l’Alta Italia e dal 1885 fu gestita da Rete Mediterranea.
A seguito della nazionalizzazione delle ferrovie, tra il 1905 e il 1906 la linea venne incorporata nella rete statale e l'esercizio fu assunto dalle Ferrovie dello Stato.
All'inizio degli Anni Duemila, la gestione della linea passò in carico a Rete Ferrovia Italia.
Il viale della Stazione che oggi tutti conosciamo come pedonale, era allora l'unica strada percorribile per collegare il paese ai treni.

La Strada Provinciale 246 che oggi percorriamo per andare in Alessandria non esisteva e i terreni oggi occupati da asfalto
e case erano frutteti e campi agricoli.
La strada che portava ad Alessandria era quella che oggi sterrata lambisce il Belbo alla sinistra poco dopo il benzinaio
(come ancora indicano le carte catastali).
L'età dei platani che costituiscono il viale è di circa 160 anni.
Dal 1830 e il 1865 Oviglio fu coinvolto in una vera e propria corsa allo sviluppo urbano e dei trasporti, incentivato dalla Regina per favorire le sue aziende agricole.

LO SGUARDO SULLA CHIESA PARROCCHIALE
Numerose le cartoline che vedono la Chiesa Parrocchiale di San Felice e Agata protagonista.
Risalente al 1200 circa sorge sui resti di un edificio precedente menzionato in documenti del 1197 legato alle alleanze tra Astigiani e
Alessandrini.
La struttura attuale con facciata in mattoni e pianta a croce latina conserva elementi romanici come anche il campanile datato 1350.
La facciata è stata rinnovata nel 1966 con intervento dell’allora Parroco POGGIO; il restauro degli interni avviene tra il 1969 e il 1970 con la
rimozione degli intonaci decorati e la valorizzazione dei mattoni originali.
In questa occasione i lampadari vennero tolti e trasferiti nella Sala Consiliare del Comune di Oviglio.


IL PALAZZO MUNICIPALE E LE SCUOLE (GIA’CAPOLUOGO DI MANDAMENTO E PRETURA)
La piazza intitolata al Re d’Italia (dal 1878 al 1900) è il centro amministrativo del paese, utilizzata negli anni ‘80 del secolo scorso nelle celebrazioni della festa dei SS. Felice e Agata (fine luglio), patroni del paese. nonchè l’8 dicembre per i mercatini di
Natale e a Carnevale. Ai lati della piazza troviamo alcuni edifici, l’ingresso della Scuole Elementari, degli Uffici Comunali e della Polizia Locale, la Chiesa della Madonna e il Castello.
La piazza non esisteva in precedenza alla costruzione del nuovo palazzo comunale (1886), poiché occupata da edifici rurali di ben sette proprietari privati.
Fu l’amministrazione guidata dal Sindaco Baucia ad ottenere che la zona fosse dichiarata di pubblica utilità con conseguente abbattimento degli edifici e relativo esproprio. (regio decreto a firma di Re Umberto I del 27 gennaio 1887).

Sino al 1926 il palazzo fu adibito a sede del capoluogo di mandamento e della pretura.

LA CASA DI RIPOSO
La origine di questa istituzione risale al 1853, grazie ad un cospicuo lascito testamentario dell’insigne benefattore Filiberto Pagliari, Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro con la destinazione per la “erezione di un Pio Stabilimento a beneficio dei poveri del luogo di Oviglio …sotto la Misericordia …”.
Secondo la legislazione dell’epoca, l’amministrazione dell’Ente venne affidata alla locale Congregazione di Carità, la quale decise nel 1907 di trasferire la sede dell’ospedale della Misericordia, dalla casa di abitazione del fondatore nella attuale sede “ex villa padronale della famiglia Bistolfi “, e di affidarne la direzione alle Suore di Nostra Signora della Neve (direzione che durerà oltre ottanta anni).

Un secondo evento fondamentale fu il generoso lascito, da parte dell’avvocato Ettore Gorreta, per una Fondazione a favore degli inabili del paese nel 1927, e dalla fusione tra l’Istituzione Pagliari e quella Gorreta ne è risultata l’attuale “Casa di Riposo Gorreta – Pagliari” nel 1957.
Nel corso del tempo, l’ospizio ha ampliato le sue funzioni, passando da un’istituzione di semplice soccorso a una struttura di assistenza e ricovero per anziani, riflettendo l’evoluzione delle politiche sociali e sanitarie.

Lo SPIRITO DI COMUNITA’ E MEMORIA COLLETTIVA è il SENSO DI APPARTENENZA, SOLIDARIETA’ E COLLABORAZIONE ALL’INTERNO DI UN GRUPPO DI PERSONE.
E’ UNA ATTITUDINE CHE PROMUOVE LA COESIONE SOCIALE E IL BENESSERE COLLETTIVO,
ATTRAVERSO LA CONDIVISIONE DI VALORI, OBIETTIVI E RESPONSABILITA’.
IL SENSO DI COMUNITA’ è IL SENTIMENTO DI ESSERE PARTE DI UNA COMUNITA’ E DI DIVENTARNE MEMBRI.
MEMORIA COLLETTIVA: L’INSIEME DEI RICORDI, DELLE TRADIZIONI, DEI MITI E DELLE NARRAZIONI CONDIVISE DA UN GRUPPO SOCIALE, CHE CONTRIBUISCONO A FORMARE LA SUA IDENTITA’ E IL SUO SENSO DI APPARTENENZA.
QUESTA MEMORIA CONSAPEVOLE O INCONSAPEVOLE PERMETTE DI TRAMANDARE DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE SIMBOLI, LUOGHI, TRADIZIONI INFLUENZANDO LA PERCEZIONE DEL PRESENTE, PASSATO E DEL FUTURO.
LA MEMORIA COLLETTIVA QUINDI NON è SOLO IL RICORDO DEL PASSATO MA UNO STRUMENTO CHE PERMETTE DI COMPRENDERE IL PRESENTE E COSTRUIRE IL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI.

 

IL TEMPO AMA IL PROGRESSO, MA MOLTI OROLOGI
SONO INNAMORATI DELLA TRADIZIONE.
(FABRIZIO CARAMAGNA



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